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È la risposta ciò che conta

“Ne parlo?, ma sì ne parlo”.
Lo ripeto da giorni e giorni, anche se la mia innata riservatezza resiste a raccontarlo, a gridarlo dai tetti delle case, a lasciare che passi di bocca in bocca, annunciato come un segreto rivelato. Mi sono chiesta più e più volte se l’urgenza dell’annuncio premesse alla porta della mente per nutrire la considerazione della mia persona, oppure arrivasse dalle profondità del cuore come un’onda spinta dal punto di domanda del mondo, in un momento in cui le risposte sono sospese.
Tenendo conto di essere una totalità all’interno della quale convivono voci differenti, provo a lasciare andare ogni riluttanza e pormi a equidistanza tra i bisogni dell’umano e le necessità dell’anima.
Quindi, ne parlo. Venti anni fa, esattamente il 22 febbraio del 2000, feci un sogno. Una, tra le tante esperienze oniriche che tengono ben stretto il filo d’oro che mi collega a Satya Sai Baba, il mio maestro. Il prezioso dono della relazione intima che mi onora e di cui sarò eternamente grata, risale al 1985, anno in cui per la prima volta ricevetti il primo insegnamento durante il sonno notturno. Da allora Baba è stato la mia amorevole guida e il mio luminoso sentiero per ritornare a me stessa.
Nel sogno del 2000, Swami mi disse: “La Terra non vedrà più il Sole per venti anni. Poi arriverà l’Era del Cristo”.
Intuivo, fin da allora, che per il risveglio globale dell’umanità sarebbe stato inevitabile attraversare la notte oscura dell’anima. E mi chiedevo cosa sarebbe accaduto.
Molto si può raccontare da quel momento in poi: il crollo delle Torri Gemelle, l’ondata di terrorismo, la guerra in Iraq e il susseguirsi di altri conflitti nel mondo, l’emigrazione di massa delle genti dell’Africa, in Europa, la crisi economica, la modificazione del clima, gli incendi devastanti, i terremoti, gli tsunami, le coltivazioni OGM, il 5G, la deforestazione indiscriminata, il moltiplicarsi degli allevamenti intensivi.
Lo scenario globale, prima della pandemia virale, aveva già contribuito ampiamente a sgretolare il sogno di felicità che pensavamo potesse realizzarsi, grazie allo sviluppo veloce a cui abbiamo assistito in questi ultimi decenni, in tutti i campi del sapere.
Ma il Covid-19 ci coglie di sorpresa, e in una manciata di tempo scivola sotto le porte delle case, sbaraglia ostacoli, non fa differenze, si posa su ogni cosa, e si intrattiene su ciò che lo trattiene. Con il respiro in bilico, tra la paura e l’incredulità, la nostra vita solida comincia a perdere pezzi di consistenza; sbiadiscono le storie, i significati, le idee, le scelte, i progetti, e il presente si congela in un fermo-immagine che non dà più spazio al divenire. Il suono sordo della confusione nella testa non ci permette di vedere in altro modo la situazione. E l’unica cosa che ci ritroviamo tutti a fare è organizzare le giornate per colmare il vuoto della solitudine e la paura di morire.
È vero, a una prima occhiata sembra che il virus sia arrivato per porci di fronte all’inconsistenza della nostra realtà, per distruggere le nostre sicurezze, per separare anziché unire. Eppure le vibrazioni sottili che viaggiano sotto la pelle della coscienza e premono per essere espresse gridano i loro nomi, proprio in questo tempo di distruzione e rivelazione.
Proviamo a immaginare, nominiamoli uno per volta e tra una pausa e l’altra, in modo che li sentiamo bene battere dentro il nostro cuore: Gioia, tump, speranza, tump, condivisione, tump, coraggio, tump, equanimità, tump, pazienza, tump, compassione, tump, altruismo, tump, comunione, tump, comprensione, tump, empatia, tump, solidarietà, tump, unità, tump, libertà, tump, pace, tump, consapevolezza, tump, servizio, tump.
Ogni battito ci scuote dal torpore, ogni parola si muove viva, mentre solleva la nostra vecchia pelle per far nascere quella nuova. Le qualità superiori e inclusive del nostro essere stanno già preparando la nostra metamorfosi e ci stanno aprendo all’esperienza più grande della Coscienza Unitaria.
L’Era del Cristo è un’età di condivisione e cooperazione, un tempo in cui le ragioni del profitto lasceranno il posto alle ragioni della Vita, tutta, intera e consapevole. Un’epoca che coinvolgerà l’intera creazione come un unico organismo, una sola mente e un solo cuore. Un momento evolutivo straordinario di pura espressione di vivente amore. Uno scenario memorabile che porterà in luce una nuova coscienza, un nuovo modo di essere umani, un nuovo tipo di intelligenza.
Non vuole, questa, essere una visione romantica in merito della quale il futuro viene presagito più roseo del presente. La vita camminerà sempre insieme al dolore e al piacere, questo è il suo modo di conoscere. È impensabile credere che le condizioni dell’esistenza migliorino con lo sviluppo della coscienza. Non ha niente a che vedere questa, con gli oggetti della rappresentazione che si svolgono nel tempo; semmai con la risposta sempre più abile che riserviamo alle necessità imposte dalla vita e con la sensibilità a cogliere il senso riposto e a farne motivo di crescita.
Istante dopo istante siamo impegnati a osservare consapevolmente ciò che accade dentro e fuori di noi, e a fare attenzione che non schizzi sull’anima e la imbratti con i colori dell’identificazione.
In altri termini, è la risposta quella che conta, e questa è sempre individuale. La nostra attenzione e la nostra disponibilità all’esperienza ci aiuta a trasformare anche il più intenso dolore in consapevolezza. La sua finalità mira a togliere dalla nostra vita ciò che non è essenziale, e in fin dei conti, niente lo è. La sua natura distrugge l’illusione dell’inamovibilità del nostro sé, il suo essere qualcosa di definito, solido e compatto, che non può fluire nel costante mutamento.
Oggi è il tempo della rivoluzione, della trasformazione radicale dell’ordine delle cose. È il momento di scegliere in quale modo essere dentro la vita. Come partecipare al gioco degli eventi. Come rovesciare la torre delle nostre certezze. Come ritornare alla nostra innocenza e interezza, all’appassionata curiosità, alla feconda creatività, alla lentezza dei gesti e alla calma riflessione.
La rivoluzione vive nell’istante di vuoto dove possiamo creare un nuovo modo di intendere la realtà, e uno spazio interno più ampio nel quale disfarsi e farsi continuamente. Essa è qui, vive dentro di noi nell’attimo presente, nell’assoluto silenzio della mente, nel centro che accoglie e sa di essere l’intero Universo.
Questa è la sola risposta.

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